plante de poivrons
Ortofrutticoltura, Storie professionali

Alla scoperta del peperone di Carmagnola

Coltura tipica del Piemonte, ecco la sua storia e com’è prodotto

Eccoci rientrati di vacanza e per questo nuovo articolo, vi parlerò di peperoni! A fine luglio, sono andata a Carignano per incontrare Renata Fiorina, titolare dell’azienda agricola Sapino Maurizio e Domenico Tuninetti, presidente del Consorzio dei peperoni di Carmagnola. Per chi non la conoscesse, la cittadina di Carmagnola si trova a sud di Torino, nella regione Piemonte. E se sono andata là è per parlare di peperone ovviamente! Vi racconto tutto sulle sue origini, le sue particolarità e il modo di produzione!

Renata et Domenico devant une serre de poivrons

Arrivata in Piemonte all’inizio del XX secolo, la coltura del peperone si è sparsa velocemente nella regione. Zona propizia alle colture grazie all’umidità del suolo, non dimentichiamo che la fonte Po è vicina, il peperone è rapidamente diventato una coltura redditizia in un’epoca dove la circolazione della merce era limitata. Nel corso dei decenni, la sua coltura si è estesa e si è evoluta. Per molto tempo, coltivati in pieno campo, i peperoni crescono oramai sotto tunnel per proteggere i frutti dei rischi climatici e dalle malattie. “Coltivando sotto serra, è più facile gestire la produzione. Tuttavia, bisogna controllare la produzione tutti giorni perché ci sono ancora rischi di malattie e patologie”, mi spiega Renata.

Perché questa zona geografica è adatta alla coltura del peperone?

Perché il terreno è fangoso e sabbioso, questo lo rende drenante. Bisogna sapere che in questa zona, c’è tanta acqua sotterranea grazie alla prossimità con il fiume Po. Carmagnola è anche l’inizio della Val Padana, questa valle che attraversa il Nord dell’Italia, seguendo il Po e tutti suoi affluenti fino al mare Adriatico. E Renata spiega che se c’è una cosa che al peperone non piace è l’acqua stagnante! Allora con un terreno così drenato, hanno le migliori condizioni per dare eccellenti frutti.

Le evoluzioni della coltura del peperone a Carmagnola

Ascoltando il racconto appassionante di Domenico, il presidente del Consorzio, sulla storia del peperone di Carmagnola, imparo che quest’ultimo è sempre stato un prodotto di nicchia. Si ricorda che negli anni 70, i peperoni si vendevano già a un prezzo elevato e i produttori iniziavano la produzione ad aprile per ottenere le prime raccolte verso la fine del mese di giugno.

Imparo anche che il peperone denominato oggi il “quadrato di Carmagnola” fu chiamato prima il “Napoli” perché veniva molto probabilmente di Napoli. Poi, è stato chiamato di Carmagnola dagli abitanti perché avevano preso l’abitudine di coltivarlo e mangiarlo. Pesava circa 800 grammi e alcuni pesavano fino a 1kg. Tuttavia, era molto delicato e bastava una nube di grandine per farlo marcire. Il presidente del Consorzio mi racconta che la vita dei produttori di peperoni è stata resa più semplice con l’arrivo delle serre e la commercializzazione delle sementi ibride. Le ditte sementiere hanno migliorato le varietà, permettendo ai produttori di guadagnare in qualità dei prodotti e resa.

Di anno in anno, i peperoni erano di qualità superiore e più resistenti alle malattie. Oggi, le piante di peperone producono più frutti ripartiti sull’altezza. Le piante possono misurare fino a 2 metri di altezza a fine stagione.

Il ruolo del Consorzio Peperone di Carmagnola

Domenico Tuninetti, presidente del Consorzio

Il consorzio “Peperone di Carmagnola” è stato creato 20 anni fa e ha come obiettivo di promuovere il peperone di Carmagnola (ovviamente). Era la volontà di alcuni produttori per far fronte alla merce chiamata “peperone di Carmagnola” che, in realtà, arrivava dagli altri luoghi fuori dalla zona di produzione. C’era quindi la necessità che questa zona di produzione sia riconosciuta. Così, hanno creato un marchio riconoscibile con un logo e dei produttori aderenti. Il Consorzio conta oggi una quarantina di aziende agricole e in totale, nella zona di Carmagnola, sono circa un centinaio di produttori di peperoni. A oggi, non hanno ancora ottenuto l’IGP, l’Indicazione Geografica Protetta #WorkInProgress

I miei interlocutori mi spiegano che quando si aderisce al Consorzio, i produttori hanno un disciplinare da rispettare, come per esempio, che le piante siano nella terra e non fuori suolo o in coltura idroponica*. Il disciplinare prevede anche un utilizzo ridotto di prodotti fitosanitari e con dei controlli stretti.

La coltura idroponica tratta la coltivazione di piante non con la terra, ma con l’acqua. Questa tecnica orticola permette di realizzare delle colture fuori suolo. Per maggiori informazioni, lascio il link alla definizione: https://www.treccani.it/enciclopedia/idroponica/

L’azienda agricola Sapino Maurizio

Renata, che ha aperto le porte della sua azienda agricola, mi racconta che nella sua famiglia, sono agricoltori da tre generazioni e coltivano il peperone e anche dei cereali. Possiedono 9 ettari interamente dedicati alla produzione del peperone e coltivano 5 varietà diverse. C’è il “quadrato di Carmagnola” conosciuto anche come “blocky”, il Tumaticot che è compatto, il trottola, il quadrato lungo che è quindi lungo e il peperone lungo o corno di bue. Ti metto le foto qui sotto per riconoscerli:

L’inizio delle produzioni è scaglionato, mettono le piantine di peperone sotto serra a partire da inizio aprile, poi inizio maggio e infine, inizio giugno. Questo permette di avere una continuità durante la raccolta, che si fa da inizio luglio fino a fine novembre.

Sulle cinque tipologie coltivate dall’azienda agricola, quattro provengono di semi che riproducono loro. 15 anni di ricerca e di prove per arrivare a delle varietà che coltivano oggi. Renata ne è orgogliosa ma sa anche che ciò che è acquisito quest’anno, non lo sarà per forza l’anno prossimo.

La titolare racconta che al di là della mancanza di peperoni di Carmagnola per coprire le richieste del mercato, i prezzi elevati si spiegano anche dal modo di coltura il più naturale possibile e il costo della manodopera.

In effetti, per coltivare i loro peperoni, Renata e la sua famiglia utilizzano principalmente la lotta integrata, che consiste nel collocare dentro le serre degli insetti che mangiano i nocivi. Insiste sul fatto che ha scelto di non utilizzare prodotti fitosanitari. Benché non siano convenzionati biologico, desiderano usare solo tecniche di protezione naturale. D’altra parte, hanno un costo della manodopera alto poiché bisogna sorvegliare le produzioni ogni giorno e tutti lavoratori sono dichiarati e in regola. Sembrerà essere il “minimo” ma esistono luoghi dove le persone non sono dichiarate o addirittura sfruttate. Questo spiega un prezzo piuttosto elevato e lottano quotidianamente perché sia riconosciuto dagli acquirenti.

insectes dans une fleur de poivron
📷 Comunica Coltura

La particolarità del peperone di Carmagnola

Renata e Domenico mi raccontano che quello che rende così particolare il peperone di Carmagnola è il suo sapore, la sua qualità e soprattutto la sua digeribilità. Quante persone dicono “non mangio il peperone, non lo digerisco”, forse anche te che mi stai leggendo. Ed è un grosso vantaggio per questo peperone! Domenico spiega che è molto probabilmente il modo di coltura tradizionale che apporta questa caratteristica al peperone. Renata precisa che non coltivano la stessa terra tutti gli anni, fanno delle rotazioni con altre colture e periodi di messa a riposo del terreno.

E dove lo mangiamo questo peperone?

recolte de poivrons

Il peperone di Carmagnola è consumato in tutta Italia, soprattutto al Nord e in qualche paese dell’Europa. I peperoni si vendono in Francia, in Inghilterra, in Svizzera e sono anche stati esportati a Dubai l’anno scorso. I loro peperoni sono presenti sui mercati agroalimentari di Torino, Milano e Bergamo. Poi, sono venduti ad altri paesi europei.

In Italia, lo troviamo principalmente sui mercati, nei negozi di prossimità fino ai supermercati. Renata spiega tra l’altro che la grande distribuzione fa poco margine sulla vendita dei peperoni di Carmagnola, è piuttosto considerato come un prodotto di appello. È un prodotto che si ritrova ovviamente nei ristoranti e molto in Piemonte visto che questo peperone è un ingrediente star di numerose ricette piemontesi.

Ecco, ne sai di più sul peperone di Carmagnola! Conoscendo molto bene il Piemonte, ero felice di poter andare a intervistare una produttrice di peperone e il presidente del Consorzio per impararne di più su questa coltura tipica. Li ringrazio per l’accoglienza e il loro tempo. Come sempre, è stato un incontro pieno di scoperte, di conversazioni appassionanti con degli appassionati. Come sempre in Italia, sono tornata a casa con una cassetta piena di peperoni! E per un assaggio, non mancare la Fiera del Peperone a Carmagnola dal 27 agosto al 5 settembre prossimo. Scopri di più sul sito ufficiale: http://www.sagrapeperone.it/. E per leggere altri articoli sul mondo agricolo, orticolo e floricolo, scopri la rubrica dedicata sul blog Comunica Coltura.