Ritorno alla terra: il percorso di Laura, agricoltrice
Riconversione nell’agricoltura e ripresa dell’azienda agricola
Cambia il mondo agricolo e tra i motivi ci sono: sempre più agricoltori che vanno in pensione, una pandemia che ha messo in rilievo la nostra agricoltura e la nostra vita cittadina frenetica del “mondo di prima” che non seduce più la generazione dei millennials (generazione nata a partire dal 1980 e fino alla fine del 1990)! Questo articolo tratta soprattutto di una tendenza in Francia. Ci si vede profilare un vero ritorno alla terra da parte dei giovani e dei meno giovani… È ancora presto, ma già solo intorno a me, vedo che ci si muove!
Parlando del mio ambiente, l’intervista di oggi è quella di Laura Boutheau. Non l’ho “trovata” a caso, siamo amiche dall’università (sono già passati 10 anni!) e in seguito abbiamo vissuto a Torino insieme per 4 anni. Stanca della vita in città, ha deciso di tornare in Francia durante l’estate 2020 per diventare agricoltrice.
Lavora adesso nell’azienda agricola insieme a suo padre che andrà in pensione fra qualche anno.
Oggi, produttrice di cereali, legumi e patate, Laura ci racconta il suo percorso, la sua attività, i suoi progetti e la sua visione dell’agricoltura.
Qual è il tuo percorso? Hai sempre voluto riprendere l’azienda familiare?
“Alla domanda sulla ripresa dell’azienda agricola familiare, la risposta è “ni”. Era la mia intenzione fino alle scuole medie. Poi, ho fatto altre scelte per i miei studi e sono andata verso un percorso diverso. I miei genitori lavoravano prima nella produzione di latte, e di fronte alla scarsa remunerazione in questa filiera, mi hanno implicitamente incoraggiata a proseguire verso un’altra strada. Di natura curiosa, ho scelto di studiare le Lingue Straniere Applicate al Commercio Internazionale. Capire il funzionamento dell’Europa, gli scambi intra ed extra comunitari e poter comunicare senza difficoltà con i paesi vicini, è quello che mi ha motivato. Ho studiato l’inglese, l’italiano e il tedesco.
Prima di tornare alla terra, ho lavorato a diverse posizioni. Ho coordinato un progetto di accesso all’acqua, impianti sanitari e formazione all’igiene nelle Filippine. Un’esperienza incredibilmente formativa. Ho lavorato anche come rappresentante commerciale in questi ultimi quattro anni a Torino in diversi settori (cosmetici, industria aeronautica o ancora elettrodomestici).
Oggi, seguo una formazione BPREA in Francia (Brevetto Professionale del Responsabile di Azienda Agricola) per poter usufruire di aiuti all’insediamento. Non avendo lavorato nel settore agricolo prima, senza questa formazione, non potrei diventare Responsabile dell’azienda. È proposto dalla Camera dell’Agricoltura dei Paesi della Loira (Francia). Inoltre, la cooperativa agricola CAVAC e l’organismo Cerfrance propongono degli accompagnamenti più legati agli aspetti giuridici, successione, trasmissione. Per avere una visione a lungo termine dell’attività e delle sue evoluzioni, sto lavorando al business plan.”
Cosa ti ha dato voglia di riprendere l’azienda agricola familiare? Qual è stato l’innesco?
“Il balcone dell’appartamento non era abbastanza grande per tutte le piante!
Diciamo che il primo lockdown inizio 2020 ha rafforzato un sentimento emergente: il bisogno di tornare alla campagna, dove sono cresciuta. Ci ho pensato a lungo. Per di più, mio padre ha scelto inizio 2020 di lasciare le mucche per alleggerire il lavoro prima della pensione. Un intero capitolo della sua carriera, della sua vita anche! Avevo voglia di tornare a vivere vicino ai miei cari.
C’è da sapere che i miei nonni erano anche loro produttori di latte e possiamo risalire fino alla Rivoluzione francese per vedere che la nostra famiglia è sempre stata legata alla terra. Tradizionalmente, le strutture agricole sono sempre state abbastanza piccole e in policolture-allevamento qui, lasciare le mucche non è stato così facile.
Per quanto mi riguarda, è anche questa prospettiva di fare evolvere l’azienda agricola senza una mandria di mucche che mi ha convinta.
Oggi, voglio avere un approccio diverso, voglio vendere in diretta ciò che produco, di avere un ritorno diretto dai consumatori e portare un valore aggiunto trasformando una parte della produzione io stessa.”
Qual è la tua attività preferita nell’azienda?
“I vincoli legati al meteo fanno si che ogni coltura non si assomigli da una stagione all’altra. Dalla semina alla raccolta, il seguito delle colture mi affascina molto. Imparo tantissimo ogni giorno parlando con altri agricoltori. Capire anche quello che è stato prodotto una volta su queste terre e fare la scommessa che si può provare di nuovo, con la meccanizzazione moderna. Lo scopo non è di tornare a un modo di lavoro faticoso ma riscoprire delle colture dimenticate.
Quello che mi piace anche è il contatto con i clienti che vengono alla fattoria.”
Cosa producete principalmente?
“Questo ultimo anno è stato un periodo di test, vivere solo della coltura di cereali qui in Vandea, è un po’ una sfida. Produciamo del mais, del grano tenero, dell’orzo, del triticale e anche della paglia di canapa. Queste produzioni sono vendute tramite la cooperativa agricola locale, la Cavac.
Poi, produciamo del farro, della mogette (fagioli bianchi), delle patate e del miglio su delle superfici più piccole, per la vendita in diretta. L’idea è di diversificarsi su questo segmento, anche verso le leguminose come le lenticchie, i ceci…
Non dico di no all’allevamento ma non credo di riprendere mai la produzione di latte.”
Parliamo adesso della gestione dell’azienda agricola
Avete le stesse visioni per gestire l’azienda con tuo padre?
“Su alcuni aspetti, è un più timoroso di provare nuove colture o considerare di coltivare diversamente. Ma non è per forza un punto negativo perché avrei tendenza a voler provare tutto allo stesso tempo mentre lui, grazie alla sua esperienza, è più ponderato. Anche, ha la sua visione dell’agricoltura, non vuole più investire siccome è vicino alla pensione. Per quanto mi riguarda, voglio portare delle trasformazioni alle installazioni. Per forza di cosa, fa sorgere qualche dibattito. Ma in maniera generale, c’è intesa e mio padre è di buon consiglio.
Per esempio, non è chiuso alla transizione verso l’agricoltura sostenibile o anche il biologico perché sa che nuovi metodi di produzione nascono grazie a questo e sono stati dimostrati. Tuttavia, è un po’ preoccupato sul futuro riservato alle produzioni biologiche.
Infine, gestire un’azienda agricola è esattamente come gestire una azienda qualunque e mio padre insiste molto sulla gestione amministrativa. Concedere tempo a tali compiti e responsabilizzarmi. Non dimenticare la burocrazia e le scadenze per non ritrovarmi chiusa in una spirale infernale. Ed è un ottimo consiglio!”
Il posto delle donne nell’agricoltura, qual è la tua esperienza da quando lavori nell’azienda agricola?
Faccio questa domanda a Laura perché leggo e sento spesso che le donne nell’agricoltura non sono sempre “considerate”. Per esempio, si chiede di vedere “IL capo” con insistenza mentre “LA capa” è qui davanti agli occhi. Ho voluto conoscere la sua esperienza a riguardo.
“Per ora, non ho incontrato alcuna difficoltà. La posizione della donna delle aziende agricole è assolutamente normale per me perché ci ho sempre visto mia madre. E ha svolto un ruolo importante alla fattoria.
Sono soprattutto delle persone terze che non associano il fatto che una donna possa essere la responsabile dell’attività. Con altri agricoltori, non ho risentito differenze legate al fatto che io ero una donna, almeno non finora.
Quando i rappresentanti commerciali vengono, mio padre mi presenta direttamente come la futura responsabile e mi lascia parlare con loro. E ammetto, è anche un modo di “sbarazzarsene”, che non gli dispiace. I fornitori si adattano anche, ci sono dei veri cambiamenti con la nuova generazione che arriva.”
Stiamo osservando numerosi cambiamento nell’agricoltura: un rinnovamento generazionale, l’attenzione dei consumatori porta sempre di più su un’alimentazione locale, tendenza ad accorciare la filiera di distribuzione e anche una volontà di mangiare sano.
Raccontaci come vedi il mondo agricolo nei prossimi anni?
“È la tendenza in effetti e credo nei cambiamenti in atto. Tra l’altro, anche la nuova PAC 2023 segue questa tendenza.
È anche questo che mi ha spinta a riprendere perché è una vera soddisfazione vedere ciò che produciamo sempre più apprezzato e richiesto dalle persone che vivono vicino a noi. Sviluppo la vendita diretta e sono ottimista sulla direzione che stiamo prendendo, non farà altro che affermarsi.
Torniamo verso un modo di consumo che assomiglia di più a quello dei nostri nonni, ma con migliori condizioni sanitarie, delle meccanizzazioni e impianti più moderni. Mangiare meglio e locale vuol dire anche accettare di pagare al giusto prezzo ciò che consumiamo. C’è un rinnovo generazionale è vero, ma ci sono anche delle persone meno giovani che si riconvertono. È un buon segno, la terra attira e così si difenderà.”
Ringrazio Laura per aver preso il tempo di rispondere alle mie domande. E momento emozione con queste foto di famiglia ritrovate:
Potete seguire la famiglia Boutheau su Facebook e magari anche ordinare delle mogette: EARL Boutheau
L’azienda agricola si trova in Vandea, nel Nord Ovest della Francia. Se siete di passaggio, fate una tappa alle Lucs sur Boulogne !
Eccoci arrivati/e alla conclusione ! Sono felice e rassicurata di sapere che l’agricoltura francese attira i giovani (e meno giovani). E spero che sia lo stesso anche in Italia. C’è ancora tanta strada da percorrere ma ho speranza nel futuro. E ammiro ancora di più Laura perché so la difficoltà della professione di agricoltore e quanto non è considerato nel suo giusto valore. La società ha un’immagine dell’agricoltore che non rappresenta la realtà. Basta andare in un’azienda agricola per capire che è un’azienda, gestiscono le produzioni, le previsioni di acquisto e di vendita, lo stoccaggio, le relazioni con i fornitori, le relazioni clienti, la contabilità, sempre di più il marketing e la comunicazione. Allora, se ne avete l’occasione, andate alle produzioni agricole e fatevi spiegare tutto il lavoro che c’è dietro.
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