Che cos’è la coltivazione in controstagione?
Focus sulla produzione di frutta e verdura che mangiamo tutto l’anno
Da qualche anno ormai, consumare pomodori in inverno fa cattiva pubblicità. Ma non è l’unica verdura “fuori stagione” (e anche frutta) che troviamo d’inverno al supermercato o al mercato: cetrioli, zucchine, peperoni, fragole… Coltivare contro stagione significa produrre piante al di fuori della loro stagione abituale. Come, per esempio, paesi dove il clima invernale è favorevole (Sud Europa e Nord Africa) oppure riproducendo condizioni climatiche favorevoli come in alcune zone della Francia. Premetto che i dati utilizzati in questo articolo riguardano soprattutto la Francia.
Ma come facciamo a trovare frutta e verdura sui nostri scaffali in inverno?
➤ Importazione di frutta e verdura dal paesi stranieri
Con lo sviluppo del commercio internazionale importiamo prodotti coltivati all’estero. Dove gli inverni sono più miti rispetto alla Francia. Nel Sud Italia, in Spagna, nei paesi del Maghreb…
Ad esempio, la produzione mondiale di pomodori freschi è quintuplicata dal 1970 e raggiunge attualmente 187 milioni di tonnellate. I principali paesi esportatori nel mondo sono: la Cina, l’India e gli Stati Uniti.
Seguiti a gran distanza dai paesi europei mediterranei con 31 milioni di tonnellate di pomodori freschi: la Turchia, l’Italia (5,2 milioni di tonnellate), la Spagna (4,3 milioni di tonnellate), il Portogallo e il Marocco.
Nel 2020 la Francia ha importato oltre 507.000 tonnellate di pomodori freschi, principalmente dal Marocco (350.000 tonnellate) e dalla Spagna (circa 100.000 tonnellate).
D’altronde, quando lavoravo nel settore ortofrutticolo in Italia, andavo spesso nelle serre di pomodoro in Sicilia. La produzione di pomodori era destinata al consumo italiano e anche di altri paesi europei, tra cui Germania, Francia e Gran Bretagna.
➤ Coltivazione di ortaggi sotto serra in Francia
In Francia si produce in serre riscaldate con illuminazione artificiale per riprodurre un clima favorevole alla coltivazione di tali frutti e verdure.
Gli ortofrutticoli sono prodotti in Francia, ma è giocoforza constatare che ciò comporta effetti negativi sull’ambiente in termini di emissioni di gas a effetto serra, inquinamento e consumo di energia.
Oggi, infatti, il 57% delle emissioni di gas a effetto serra della catena alimentare sono legate alla fase di produzione, contro il 17% per il trasporto. Ciò è dovuto in particolare al fatto che il riscaldamento e l’illuminazione delle serre in Francia rappresenta circa il 40% dei costi di produzione della coltura. Secondo l’Agenzia dell’Ambiente e del Controllo dell’Energia, l’energia rappresenta in media il 22% dei costi di produzione diretta delle aziende in serra riscaldate in orticoltura e l’11% in orticoltura.
Per capire bene, facciamo dei confronti tra diversi paesi produttori ed esportatori rispetto alla Francia:
Ad esempio, in inverno, i pomodori marocchini presentano costi di trasporto importanti (nave poi camion) ma poco di costi ecologici per la produzione (sotto riparo ma senza riscaldamento né illuminazione artificiale, 5-6 mesi su 12).
Al contrario, i pomodori belgi presentano costi di trasporto bassi ma comportano costi ecologici importanti per la produzione (serre riscaldate con illuminazione artificiale, 12 mesi su 12) (Fonte: Nature Progrès Belgique)
Oggi “Il 90% della produzione francese di pomodori e cetrioli proviene da serre riscaldate così come il 60% dalla produzione di fragole” 😮 (Laurent Grandin, presidente di INTERFEL).
Ma perché si produce in contro stagione?
Nel 2022, il 75% dei francesi dichiarava di consumare pomodori in inverno! Quando si guarda il consumo reale delle persone, si è ben lontani dai racconti che si possono leggere sui social media 👀
Quindi, se la produzione contro stagione è ben sviluppata oggi, è anche perché c’è una forte interazione offerta e domanda sul mercato. O magari avviene il contrario?
Ciò che è certo, è che oggi i consumatori acquistano frutta e verdura fuori stagione e i produttori continuano a produrre contro stagione.
Questa modalità di produzione continuerà o si fermerà?
Beh, non ho la risposta, ma questi sono i dati che abbiamo a disposizione:
1. La produzione francese di ortofrutticoli rappresenta il 50% del consumo dei francesi. In ogni caso, la Francia deve importare per rispondere alla domanda.
2 . Se si limitasse il consumo degli ortofrutticoli alle loro stagioni abituali, prodotti in Francia, il mercato francese farebbe fronte a un immenso deficit.
3. I consumatori non sono disposti a consumare frutta e verdura per un quarto dell’anno (spiega Laurent Grandin, presidente di INTERFEL, l’Interprofessione degli ortofrutticoli freschi).
4. I produttori francesi, e anche stranieri che coltivano contro stagione sarebbero in difficoltà.
Punto sulla produzione bio e controstagione
Inoltre, in Francia sempre, la produzione di ortaggi estivi (pomodori, melanzane, peperoni, cetrioli, zucchine) in agricoltura biologica è autorizzata in serre riscaldate dall’11 luglio 2019. Tuttavia, questo esercizio è stato limitato dal CNAB (il Comitato Nazionale dell’Agricoltura Biologica) e dall’INAO (l’Istituto Nazionale dell’Origine e della Qualità): le derrate prodotte dovranno essere commercializzate in Francia solo tra il 30 aprile e il 21 dicembre.
Infatti, per Didier Guillaume, ministro dell’Agricoltura tra il 2018 e il 2020, “non ci possono essere controstagionalità in bio, non si mangiano prodotti biologici in inverno, fuori stagione”. Questa restrizione comporta ad esempio una perdita di reddito per i produttori biologici, poiché le produzioni biologiche importate da altri paesi non sono limitate
Info bonus: il mercato del pomodoro rappresenta circa 186,8 milioni di tonnellate in tutto il mondo (2020).
Bonus n°2 : per approfondire l’argomento, ecco le fonti (in francese però):
Plateforme documentaire du CTIFL
CTIFL – la consommation de la tomate (2022)
Senat – compétitivité de la Ferme France
Article Fresh Plaza – les 10 premiers pays exportateurs de tomates dans le monde (2020)
Article Le Monde – serres chauffées autorisées sous conditions pour l’agriculture bio (2019)
Se sappiamo che questo modo di produzione non è il più rispettoso dell’ambiente, sappiamo anche che le nostre abitudini di consumo sono difficili da modificare. La catena dal produttore al consumatore è a volte lunga… E ci rendiamo conto che la difficoltà a far cambiare le cose non è dovuta solo un anello della catena. E tu cosa ne pensi? Fai attenzione alla stagionalità della frutta e della verdura che consumi? Coltivi in controstagione? Raccontaci tutto in un commento!