Agricoltura, Storie professionali

Produzione di biogas nell’agricoltura: come funziona?

Incontro con un agricoltore produttore di biogas in Francia

Da qualche tempo sento parlare e leggo molto sulla produzione di biogas, anche perché in questo periodo sto lavorando a progetti nella filiera grandi colture. Dalle mie letture ho appreso che è possibile produrre biogas – e quindi gas e/o elettricità – da letame, liquami o insilati. Ma non avevo mai visto questo processo dal vivo ed ero curiosa di capirne il funzionamento. Per saperne di più, ho incontrato Thomas Grimault, un agricoltore del dipartimento di Maine et Loire. Thomas mi ha accolto nella sua azienda agricola e mi ha mostrato il famoso impianto per la produzione di biogas!

Produzione di biogas: un progetto sul lungo termine

Photo dome vert méthaniseur

Thomas Grimault si è unito alla GAEC Plein Air di Brion (Maine et Loire) nel febbraio 2020. L’azienda agricola in cui lavora ha 205 ettari di terreno in cui riproducono semi di mais, coltivano grano e mais (tra le altre cose) e hanno anche 20 ettari di pascolo. Infine, i soci della GAEC sono produttori di latte con una mandria di 85 vacche.

Thomas è stato la forza trainante per l’installazione di un impianto biogas in azienda. Mi racconta infatti che è entrato a far parte dell’azienda con il suo progetto di installazione. Mi spiega che tra l’ideazione del progetto e l’avvio dell’unità di biogas è passato un anno e mezzo. È stato necessario realizzare studi di fattibilità, analizzare i costi e il ritorno sull’investimento, scegliere i fornitori e stipulare contratti con i fornitori di energia. Decidere di installare un impianto biogas nella propria azienda è un progetto che si iscrive nel tempo.

Ovviamente sono lontana dall’essere un’esperta di produzione di biogas, quindi sono andata a Brion con domande molto semplici. Ecco qui le risposte:

Come funziona un impianto biogas?

Il letame, il liquame e l’insilato vengono versati in un piccolo pozzo di miscelazione e una pompa porta il liquido all’impianto, la cupola verde che vedete nella foto qui sotto. All’interno, i rifiuti organici vengono conservati in un serbatoio cilindrico chiuso ermeticamente, chiamato “digestore”. In assenza di ossigeno, mescolati regolarmente e con una temperatura tra 38 e 40 gradi*, i microrganismi (batteri) trasformano la materia organica in biogas (metano) e residui (digestato).

E siccome non si spreca nulla, la GAEC recupera il digestato per usarlo come ammendante per le colture. Più fine e senza odore, è un ottimo fertilizzante naturale.

*Il motore di cogenerazione produce calore che viene recuperato per riscaldare il digestore.

Come alimentano quotidianamente il vostro impianto biogas?

Fosse mélange pour méthanisation

Per alimentare l’impianto, Thomas e i suoi soci usano liquame di vacche da latte, letame bovino, letame equino e insilato di mais, colture energetiche (sorgo, girasole, panico e trifoglio) e segale. Il digestore deve essere alimentato 24 ore su 24, quindi ogni giorno impiegano circa 45 minuti per aggiungere la razione giornaliera di 20 tonnellate e 15 minuti per monitorare, controllare e analizzare il digestore.

Il liquame delle vacche scorre direttamente dall’edificio nel pozzo. Per 9 mesi all’anno viene aggiunto letame bovino, mentre il letame equino viene utilizzato in estate, in questo modo possono produrre biogas tutto l’anno.

Per quanto riguarda l’insilato di mais, Thomas sottolinea che la priorità è quella di nutrire le vacche da latte. Hanno anche colture energetiche con un alto potenziale metanigeno per l’impianto biogas e che permettono di diversificare le colture.

Quanto costa installare un impianto per la produzione di biogas?

Thomas è stato molto trasparente e mi ha illustrato l’investimento finanziario necessario. Nella loro azienda agricola hanno investito 1,4 milioni di euro. Continuando la discussione, sono rimasta sorpresa nell’apprendere che non c’è molto sostegno statale o comunitario per gli agricoltori che vogliono produrre biogas.

Senza contare i costi di connessione agli impianti dei fornitori di energia. Thomas mi racconta che hanno deciso di produrre elettricità perché per collegarsi ai tubi del gas, anche se passano sotto la loro azienda agricola, avrebbero dovuto aggiungere al budget del progetto mezzo milione di euro in più! Ma non temete, Thomas mi ha anche spiegato che nel dipartimento di Maine et Loire ci sono progetti di impianti biogas collettivi, un’ottima iniziativa per permettere a tutti di contribuire alla produzione di energia verde.

Volevo sapere quali sono i vantaggi per i 4 soci della GAEC, ce ne sono molti:

✔️ Producono l’energia di cui hanno bisogno in azienda e forniscono anche energia alla zona circostante. Sono collegati direttamente al fornitore di elettricità, EDF.

✔️ Ottengono un reddito aggiuntivo, elemento non trascurabile quando si lavora in 4 in un’azienda agricola.  Thomas mi racconta che ricavano circa mezzo stipendio in più dalla produzione e dalla vendita di energia verde. È un’attività redditizia e complementare all’allevamento.

✔️ Riducono la necessità di acquisto di fertilizzanti perché usano il digestato ottenuto dall’impianto biogas per lo spandimento. Recuperano anche il digestato liquido, che viene utilizzato per fertilizzare il terreno con azoto, fosforo e potassio.

✔️ Evitano anche ai vicini i cattivi odori che derivano dallo spandimento; i batteri responsabili della produzione di biogas, infatti, non sono presenti nel digestato recuperato. Quindi niente più cattivi odori, posso testimoniarlo!

E quali sono gli svantaggi della produzione di biogas:

● Naturalmente c’è il costo dell’installazione, che è in gran parte a carico degli agricoltori.

● È necessario garantire un approvvigionamento quotidiano, i contratti infatti vengono firmati per 20 anni con volumi predefiniti.

● Il digestato usato come ammendante per le colture è privo di materia organica per il suolo, a causa della degradazione dei batteri nel digestore. Questo è quindi uno svantaggio per la biodiversità del suolo. Per compensare questo inconveniente, Thomas mi spiega che aggiungono letame di cavallo e digestato liquido, che apportano materia organica al terreno, tra le altre cose.

Quando abbiamo parlato degli svantaggi, ho anche imparato che nelle comunità circostanti, dove sono previsti impianti biogas collettivi, la popolazione non è sempre favorevole. E perché, ti chiederai?

➡️ Beh, per due motivi: l’inquinamento visivo, gli impianti biogas non sono infatti considerati estetici, mentre il secondo è l’aumento degli incidenti stradali dovuto all’aumento del traffico sulle statali. Thomas aggiunge che ci sono lamentele per gli odori rilasciati dagli impianti. A dire il vero, non ho sentito nessun odore particolare, tranne quando ero vicino alla vasca di miscelazione… Ma non ci vive nessuno.


In ogni caso, per Thomas, il biogas è “una produzione del futuro”.


Quanto a me, trovo che tutto questo sia molto incoraggiante per il nostro futuro, ancora di più in questo contesto geopolitico molto (molto) teso. Sappiamo tutti che l’energia è una guerra che infuria sul fronte politico, economico ed ecologico. La produzione di energia verde attraverso l’agricoltura è una vera opportunità e, anche se non coprirà il 100% del nostro consumo energetico, chi si accontenta gode, come si suol dire!

Sono felice di aver visto coi miei occhi l’interno dell’impianto biogas dall’oblò. E ringrazio Thomas Grimault per aver trovato il tempo di spiegarmi la produzione di biogas e il suo progetto! La magia dei social network ha colpito ancora una volta, poiché è stato grazie a Twitter che sono arrivata a Brion un venerdì di marzo. Scopri tutte le interviste dei professionisti del mondo agricolo: Storie Professionali

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